SCANDRIGLIA

Provincia di Rieti
Abitanti: 2821
Superficie: Kmq 63,06
Altitudine: m 538
 
 
Il “fundum Scandilianum”
Scandriglia è il paese noto come luogo del martirio di Santa Barbara di Nicomedia (290 a.C.), per mano del suo stesso genitore, e per aver dato alle sue spoglie un lungo asilo.
Questo paese della Sabina è situato una bella posizione, a dominio di due vallate; presenta un aspetto medioevale, con strade strette e tortuose e abitazioni a cerchi concentrici digradanti sul fianco del colle. Al suo interno spiccano alcuni notevoli edifici fra i quali meritano segnalazione il Palazzo baronale degli Orsini e il quattrocentesco Palazzo Anguillara (recante l’impresa araldica della casata) con portone trabeato su mensole ed una magnifica bifora gotica istoriata accanto alla quale si aprono due finestre pignolesche.
Completamente scomparsa è la rocca che sovrasta l’abitato, il cui luogo è stato individuato in una corte circondata da edifici, taluni dei quali conservano particolari architettonici di epoca medioevale.
Il Palmegiani, riferendo la tesi dell’Abate Mattei, secondo la quale nei pressi di Scandriglia si sarebbe trovata l’antica Vestibula di Dionisio, afferma che, “se non Vesbula, [… ] un’antica città o un importante centro deve sicuramente essere esistito nei pressi di Scandriglia”. E quindi spiega questa convinzione attraverso i rinvenimenti archeologici effettuati nel territorio: frammenti, parte di statue, svariate monete di epoca romana.
Un fundum Scandilianum è citato fra i possedimenti dell’Abbazia di Farfa fin dall’anno 817. Nel 1203 un castello di Scandrilia è parzialmente posseduto dalla stessa abbazia. Nel 1083 era signore di Scandriglia il conte Erveo, prima che il castello tornasse nel possesso assoluto dei benedettini di Farfa i quali ne perdettero i diritti nel 1300.
Con il consenso dell’abate Giovanni IV, il castello fu occupato nel 1337 dalle truppe degli Orsini che ebbero il paese in enfiteusi dai benedettini.
Possesso enfiteutico che fu confermato da Nicolò V, nel 1453, dopo i vani tentativi condotti dagli Orsini per trasformarlo in proprietà. Seguirono liti e sedizioni, protrattasi fino al 1639 quando, estintosi il ramo che godeva dell’enfiteusi, Scandriglia venne assorbita dalla Camera apostolica.
 
Le chiese
Nella Parrocchiale di Santa Maria Assunta che si ritiene eretta nel IX secolo, ma che è stata restaurata nel Trecento e radicalmente rifatta nel 1750, si conservano alcune tele di pregio: un Battesimo di Gesù ed una Vergine col Putto tra i Santi, entrambe seicentesche. Vi si trova anche una statua lignea policromata cinquecentesca raffigurante la Vergine col Bambino.
Nel venerato, ma quasi dirupo, Santuario di San Nicola – dove si vuole che il santo titolare sia apparso a un religioso per assicurarlo che il convento non sarebbe mai crollato col vistoso dirupo sul quale è costruito – si trovava un importante tavola del XIII swcolo, oggi a Roma, raffigurante il Santo in trono con due committenti; i due sportelli laterali, dipinti in epoca più tarda e riferiti da qualcuno alla scuola di Antoniazzo Romano, rappresentano la Vergine Annunziata, un Miracolo di San Nicola, un Angelo annunziante e una Pietà.
Il dipinto di San Nicola è ritenuto di grande pregio nel novero della pittura dell’Italia meridionale del XIII secolo.
Ancora un luogo merita menzione in territorio di Scandriglia. La tradizione vuole che la piccola Chiesa di Santa Barbara, nella cattedrale omonima, sia luogo dove la santa venne martirizzata. Aspetti devozionali del luogo sono la nicchia di Santa Barbara e il ruscello formato da una polla d’acqua miracolosa.
 
 
PONTICELLI E SANTA MARIA DELLE GRAZIE
Interessante è la frazione Ponticelli, che pare abbia preso il nome da un piccolo ponte: forse ponte Celio da un Celio che lo avrebbe costruito.
Il centro – che conserva avanzi di un epoca romana, venuti alla luce in particolare sul monte Calvo – si ritiene fosse stato fortificato fin dal X secolo, mediante mura con torrioni angolari di cui sopravvive una parte nella zona a nord-est. La rocca è stata completamente alterata. Ponticelli fu lungamente dominata da messere Ludovico di Giovanni da Canemorto che la cedette in parte, nel 1382, ad Antonio e Jacopodi Colal di Buzio di Romanea. Nella seconda metà del ‘400 passò agli Orsini, quindi ai Barberini, agli Sciarpa e ai Lante della Rovere. La Parrocchiale di San Niccolò conserva una tela rappresentante l’Assunzione della Vergine, fra San Biagio e Sant’Antonio Abate, opera cinquecentesca di scuola romana.
Molto interessante, in quel di Ponticelli, è la Chiesa di Santa Maria del Colle, edificio duecentesco istoriato di affreschi votivi. La chiesa, secondo la tradizione, è una delle prime dell’intera Sabina, anche se i suoi caratteri odierni sono prevalentemente medievali. L’elegante facciata romanica, presenta un portale sormontato da un edicola sorretta da colonnine poste su mensole. L’interno a navata unica, reca affreschi che vanno dal XIII al XVI secolo. Caratteristico è il pulpito di forme primitive, realizzato in pietra, sostenuto da due semicolonne che sorreggono mensole decorate a disegno geometrico, con i pannelli laterali affrescati sono segnalati il frammento di Annunciazione di scuola romana duecentesca, la Crocifissione di un trecentesco pittore locale, un San Giorgio quattrocentesco; inoltre, una Presentazione di Gesù al Tempio, la Madonna con il Bambino e san Sebastiano, la Discesa di Cristo al Limbo.
Attraverso un magnifico viale di cipressi, si può raggiungere il Santuario di Santa Maria delle Grazie, francescano, fondato da Raimondo Orsini, duca di Gravina e conte di Nerola, nel 1479, regnate Sisto IV, e affidato al Beato Amedeo Menezes de Silva e alla Congregazione degli amadeiti. Soppressa la congregazione, nel 1566, fu affidato ai francescani. La chiesa ha un portico cinquecentesco, un’unica navata conclusa da un’abside poligonale, il tetto a capriate. Sull’altare maggiore è posta la tela raffigurante Santa Maria delle Grazie, appartenuta al conte Raimondo Orsini e donata alla chiesa nel 1479. Il convento annesso ha un vasto chiostro. Nel refettorio è conservato un affresco quattrocentesco, raffigurante una Crocifissione ritenuta di Lorenzo da Viterbo.
Infine, il Santuario di Santa Maria della Quercia, eretto nel 1500 per volontà popolare nel luogo in cui la tradizione narra che la Vergine sia apparsa più volte tra i rami di una quercia.